"Vuoi star zitta, per favore ?" - Raymond Carver

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"Vuoi star zitta, per favore ?" - Raymond Carver

Messaggio da Towandaaa »

Quanti rancori che non trovano la strada nè dello sfogo nè del chiarimento.
Quanta incomunicabilità, quanta freddezza nei rapporti interpersonali, anche quando si tratta dei legami familiari.
Quanto senso di abbandono, e quindi di squallore.
Quanta rassegnazione.
Quanta incapacità se non nel risolvere i problemi, almeno nel tentare di farlo.
In questi racconti non c’è mai nemmeno uno spiraglio non dico di ottimismo, ma almeno di reazione, di desiderio di rivalsa. Appena sembra che qualcosa stia per succedere........i personaggi si “afflosciano” come marionette nelle mani di un burattinaio stanco.
L’emozione che mi hanno ispirato questi racconti, nella maggior parte dei casi è la stizza (a volte vera e propria rabbia): per la rinuncia a tutto che trasuda da essi, perché verrebbe da scrollare per le spalle questi personaggi e incitarli a dire, fare, cambiare. Ma mi hanno instillato a più riprese anche un dubbio, che permane anche a lettura terminata e sebbene io sia una lettrice decisamente avvezza anche alle atmosfere di pessimismo cosmico, per le mie assidue “frequentazioni” con Luigi Pirandello e Richard Yates: forse sono io a non essere riuscita a calarmi in queste atmosfere in modo appropriato alla comprensione ? Forse una istintiva e iniziale sensazione di scarso gradimento ha inficiato la possibilità di apprezzare di più questi racconti ?
O forse, più semplicemente……dato che non sono disposta ad accettare il messaggio di inutilità, di vacuità, di insensatezza di ognuno e di ogni cosa che questi racconti trasmettono, è proprio questa profonda diversità di vedute a impedirmi di apprezzare pienamente questi racconti, a farmeli apparire, in definitiva, troppo avvilenti ?
E infine, sono convinta anche che il costante ricorso ai finali aperti mi abbia lasciato questo senso di insoddisfazione attorno al quale sto girando, con la mente e con le parole: non ho niente contro l’explicit che non conclude univocamente la storia, anzi, mi piace pure……….ma la materia di cui sono fatti questi personaggi, la loro arrendevolezza, la loro inettitudine, lungi dallo spingermi ad immaginare un mio personale “finale” per loro, mi inducono a lasciar perdere, a sentirmi estranea.
Tutto può essere. Quello che è certo è che non escludo, in futuro, di tornare a confrontarmi con altri racconti di Carver. Perché mi piace il modo in cui sono scritti, l’uso magistrale dei dialoghi per inquadrare personaggi e situazioni meglio di quanto pagine e pagine di descrizioni e flash back potrebbero fare, il distacco dell’autore (sembra lui stesso un semplice osservatore della vita dei suoi personaggi, e non indulge a giudizi, compassione, messaggi morali), il dono della concisione, la scelta sapiente di espressioni aspre e malinconiche per raccontare il “sopravvivere” (e non il vivere) dei suoi personaggi tormentati e dolenti in una quotidianità che non mostra vie di uscita.
Anzi, sono certa che leggerò altro di questo autore, ritenuto uno dei maestri della short story, perché mi interessa scoprire quello che evidentemente mi è sfuggito con questa sua prima raccolta che ho letto. Ma non subito. Ora il mio spirito ha bisogno di altri toni e atmosfere !
E soprattutto (questa credo sia l’idea più chiara che ho, tra le tante che ho cercato di esprimere fino ad ora), penso che buona parte della riuscita del prossimo “esperimento” dipenderà anche dall’esito di una scelta “di metodo” che desidero provare: leggere i racconti separatamente l’uno dall’altro, intervallandoli con altre letture, e non in successione come ho fatto questa volta. Trovo che seguano tutti un identico schema che alla lunga può diventare eccessivamente pesante e opprimente, fagocitando le particolarità che ogni racconto presenta ma che rischiano, sulla scia, di non essere percepite nella loro portata.


P.S. - Prima di aprire questa nuova discussione ho notato che esiste già un thread dedicato in generale a Carver, ma non ho ritenuto opportuno intervenire lì perché non solo, avendo letto un solo libro di questo autore, non posso esprimere opinioni a più ampio raggio, ma soprattutto perché mi interessa, al momento, raccogliere eventuali altre opinioni proprio su questo libro. Se però moderatori/amministratori ritengono la mia scelta sbagliata.......che facciano quello che c'è da fare, naturalmente :D
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Re: "Vuoi star zitta, per favore ?" - Raymond Carver

Messaggio da Towandaaa »

MartinaViola, ti aspetto qua: ho letto la tua entusiastica recensione su questo libro presente su aNobii…………..avresti voglia di “riprovare” a convincermi che questo libro è così bello come dici ?! (e, naturalmente, questo invito è esteso a chiunque abbia già letto questi racconti e abbia opinioni diverse dalle mie, ovvio !) :wink:
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MartinaViola
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Re: "Vuoi star zitta, per favore ?" - Raymond Carver

Messaggio da MartinaViola »

eccomi... :D
primo, una curiosità... indovina un po', questo libro l'ho preso in biblioteca e me lo sono portata in viaggio quando sono venuta a Pisa e ci siamo conosciute. :yes!:

io non so come provare a spiegarlo perché se dovessi dire che mi ricordo nel dettaglio una di quelle storie mentirei, ma quello che mi colpì fu l'andazzo generale, quei finali aperti e quelle possibilità rimaste in sospeso. Io le vedevo come opportunità di rivalsa e di miglioramento per quei personaggi così tristi e sfigati.

avevo scritto questo nel mio commento
Non posso sapere cosa aveva in mente Ray, non posso, non ancora.
Cercando di assorbire le sue parole senza filtri, mi è rimasta dentro una certezza: siamo esseri incompiuti; le nostre piccole avventure quotidiane - buone o cattive che siano - non hanno un climax nè una fine ben determinati; ci trasciniamo da un giorno all'altro senza renderci conto che quello che ci accade non ha alcun senso: la vita non ha senso!
La vita non è un succedersi di cause ed effetti: le nostre giornate sono piene di discorsi lasciati in sospeso e problemi irrisolti; l'aria che respiriamo è contaminata da ipotesi e propositi che restano a mezz'aria: frasi interrotte e mai più ricucite.

Carver si fa portavoce dell'umana imperfezione: l'incompiutezza e la caducità delle nostre vite diventano protagoniste di scene strazianti e delicate, grondanti di poesia.
ed è quello che penso ancora, che in fondo un racconto senza finale è la cosa più vicina alla realtà che ci sia.

detto questo, ti consiglio di leggere "principianti" che è la versione non tagliata della raccolta "di cosa parliamo quando parliamo d'amore". Anche "vuoi star zitta, perfavore?" fu tagliato dall'editore per appioppare a raymond l'etichetta di minimalista.

uno stralcio del mio commento a Principianti che forse spiega meglio il mio punto di vista...
I tuoi personaggi, Ray, vivono di piccoli incontri: avventure da poco nell'arco di una vita sfasciata e senza sconti; inseguono attimi di eternità nel disperato tentativo di imprimerne il ricordo sulla pellicola del tempo. Ognuno di noi teme di scivolare via, senza lasciare tracce, ma nessuno avrà una seconda chance: ogni gesto, ogni sguardo, ogni conversazione è unica ed irripetibile; non abbiamo modo di prepararci ad affrontare quello che verrà, non abbiamo tempo per provare, per darci un tono, per impostare la voce, non c'è scelta: non ci resta che vivere da principianti.

A lettura conclusa, non riesco a smettere di pensare che le correzioni apportate da Gordon Lish ai racconti di Ray fossero necessarie soltanto all'editore stesso, ansioso di plasmare la profonda sensibilità artistica di Carver in modo da renderlo minimalista e, di conseguenza, commercialmente appetibile; altrimenti non mi spiego come qualcuno possa aver pensato di tagliare la storia d'amore di quei due anziani nel racconto che dà il titolo alla raccolta: è inconcepile, quelle poche pagine sono il fulcro di una riflessione così intimamente profonda, lontana da facili romanticherie, da lasciar spiazzati anche i più cinici.

Carver sapeva di non poter continuare ad essere schiavo di una categoria e in una lettera a Lish scrive:
Può darsi che alcuni di questi racconti non si adattino facilmente a starsene allineati in fila con gli altri, è inevitabile. Però Gordon, giuro su Dio, e tanto vale che te lo dica subito, non posso subire l'amputazione e il trapianto che in un modo o nell'altro servirebbero a farli entrare nella scatola, di modo che il coperchio chiuda bene. Può darsi che qualche braccio o qualche gamba, qualche ciuffo di capelli, debbano spuntar fuori. Il mio cuore non può accettare alternative. Scoppierebbe, sul serio.
dico soltanto che ho inserito una pagina di questa raccolta nel ring "la pagina più bella che hai letto" e rileggendola (fotocopiata) senza neanche inserirla in un contesto ho pianto come una fontana, perché in poche righe quest'uomo qui, ubriaco e triste, riusciva a descrivere l'amore di una vita. Sento una connessione con questo autore, è più forte di me.

aggiungo soltanto che la citazione da quella lettera all'editore è emblematica. Immagino che anche in "vuoi star zitta..." i racconti siano stati amputati per inserirli in una scatola. In realtà i racconti di Raymond erano molto più speranzosi e principianti ne è la dimostrazione, ci troverai una tenerezza inaspettata anche nelle incomprensioni di ogni giorno. :yes!:
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Re: "Vuoi star zitta, per favore ?" - Raymond Carver

Messaggio da Towandaaa »

Martina, aneddoto per aneddoto........ho già "Principianti", e sai come me lo sono procurato ? Acchiappandolo al volo quando l'ho visto tra i libri disponibili alla manifestazione "Ho lasciato un idiota e ho trovato un piccolo principe", proprio perché ricordavo di aver letto il tuo giudizio positivissimo al riguardo ! :D

Certamente lo leggerò, e sapendo che quello è il Carver "genuino", senza tagli e aggiustamenti imposti da ragioni editoriali, sarà, probabilmente, "una seconda prima volta" :wink:

Ma, ritornando su "Vuoi star zitta, per favore ?", continuo a pensare che i finali a me non sono piaciuti perché li ho trovati "non-finali" piuttosto che "finali aperti". Cioè: mentre il finale aperto ti porta a immaginare da sola quello che potrebbe succedere, al termine di questi racconti, detta in soldoni, neanche mi è venuta la voglia di immaginare, tanto erano abbandonati, inattivi, rinunciatari questi personaggi. La mia impressione è stata che, anche se il racconto fosse durato più a lungo, da quei personaggi non ci sarebbe stato da aspettarsi niente altro che quello che già avevano dimostrato, un nulla di fatto.
Possibile poi che non ce ne sia uno, e dico: uno almeno !, tra tutti questi personaggi, che si dia una scrollata, che si attivi in/per/su qualcosa ? Mi è sembrata una esagerazione inverosimile: anche se l'autore voleva trasmettere il messaggio che tutto è inutile, non avrebbe potuto farlo altrettanto mostrando il contrasto tra coloro che di questa idea sono consapevoli e coloro che invece, consapevoli o no, non la seguono o accettano e quindi in qualche modo si danno da fare, ridicolizzando magari questi ultimi nelle loro illusioni ? :think:

In sintesi, credo che la differenza di opinioni tra noi sia riconducibile ad un punto centrale: tu trovi questi racconti molto aderenti al reale, io.......per niente ! :wink:
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Re: "Vuoi star zitta, per favore ?" - Raymond Carver

Messaggio da MartinaViola »

mi sa che è proprio una questione di affinità con una certa visione della vita. :yes!:
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