Quanta incomunicabilità, quanta freddezza nei rapporti interpersonali, anche quando si tratta dei legami familiari.
Quanto senso di abbandono, e quindi di squallore.
Quanta rassegnazione.
Quanta incapacità se non nel risolvere i problemi, almeno nel tentare di farlo.
In questi racconti non c’è mai nemmeno uno spiraglio non dico di ottimismo, ma almeno di reazione, di desiderio di rivalsa. Appena sembra che qualcosa stia per succedere........i personaggi si “afflosciano” come marionette nelle mani di un burattinaio stanco.
L’emozione che mi hanno ispirato questi racconti, nella maggior parte dei casi è la stizza (a volte vera e propria rabbia): per la rinuncia a tutto che trasuda da essi, perché verrebbe da scrollare per le spalle questi personaggi e incitarli a dire, fare, cambiare. Ma mi hanno instillato a più riprese anche un dubbio, che permane anche a lettura terminata e sebbene io sia una lettrice decisamente avvezza anche alle atmosfere di pessimismo cosmico, per le mie assidue “frequentazioni” con Luigi Pirandello e Richard Yates: forse sono io a non essere riuscita a calarmi in queste atmosfere in modo appropriato alla comprensione ? Forse una istintiva e iniziale sensazione di scarso gradimento ha inficiato la possibilità di apprezzare di più questi racconti ?
O forse, più semplicemente……dato che non sono disposta ad accettare il messaggio di inutilità, di vacuità, di insensatezza di ognuno e di ogni cosa che questi racconti trasmettono, è proprio questa profonda diversità di vedute a impedirmi di apprezzare pienamente questi racconti, a farmeli apparire, in definitiva, troppo avvilenti ?
E infine, sono convinta anche che il costante ricorso ai finali aperti mi abbia lasciato questo senso di insoddisfazione attorno al quale sto girando, con la mente e con le parole: non ho niente contro l’explicit che non conclude univocamente la storia, anzi, mi piace pure……….ma la materia di cui sono fatti questi personaggi, la loro arrendevolezza, la loro inettitudine, lungi dallo spingermi ad immaginare un mio personale “finale” per loro, mi inducono a lasciar perdere, a sentirmi estranea.
Tutto può essere. Quello che è certo è che non escludo, in futuro, di tornare a confrontarmi con altri racconti di Carver. Perché mi piace il modo in cui sono scritti, l’uso magistrale dei dialoghi per inquadrare personaggi e situazioni meglio di quanto pagine e pagine di descrizioni e flash back potrebbero fare, il distacco dell’autore (sembra lui stesso un semplice osservatore della vita dei suoi personaggi, e non indulge a giudizi, compassione, messaggi morali), il dono della concisione, la scelta sapiente di espressioni aspre e malinconiche per raccontare il “sopravvivere” (e non il vivere) dei suoi personaggi tormentati e dolenti in una quotidianità che non mostra vie di uscita.
Anzi, sono certa che leggerò altro di questo autore, ritenuto uno dei maestri della short story, perché mi interessa scoprire quello che evidentemente mi è sfuggito con questa sua prima raccolta che ho letto. Ma non subito. Ora il mio spirito ha bisogno di altri toni e atmosfere !
E soprattutto (questa credo sia l’idea più chiara che ho, tra le tante che ho cercato di esprimere fino ad ora), penso che buona parte della riuscita del prossimo “esperimento” dipenderà anche dall’esito di una scelta “di metodo” che desidero provare: leggere i racconti separatamente l’uno dall’altro, intervallandoli con altre letture, e non in successione come ho fatto questa volta. Trovo che seguano tutti un identico schema che alla lunga può diventare eccessivamente pesante e opprimente, fagocitando le particolarità che ogni racconto presenta ma che rischiano, sulla scia, di non essere percepite nella loro portata.
P.S. - Prima di aprire questa nuova discussione ho notato che esiste già un thread dedicato in generale a Carver, ma non ho ritenuto opportuno intervenire lì perché non solo, avendo letto un solo libro di questo autore, non posso esprimere opinioni a più ampio raggio, ma soprattutto perché mi interessa, al momento, raccogliere eventuali altre opinioni proprio su questo libro. Se però moderatori/amministratori ritengono la mia scelta sbagliata.......che facciano quello che c'è da fare, naturalmente
