ovviamente scherzavo, non è vero che muoiono tutti! Però è stato il maggiordomo....da vero bastard inside non ho resistito ha scritto:Alla fine muoiono tutti!

Moderatori: liberliber, -gioRgio-, vanya
Annabella ha scritto:C'e' di meglio
noi cogitammo.... ma perchè tutto ciò?una criptica Rosarossa ha scritto:(Poi vi spiego...) intanto...cogitate... cogitate...
L'Otello di Shakespeare ha avuto la fortuna di avere due grandi trasposizioni in musica, quella di Rossini, che è stata forse l'opera più famosa dell'Ottocento, e quella di Verdi, che nel Novecento l'ha sostituita. L'idea di Otello fu proposta a Verdi da Ricordi, che gli fece mandare il libretto scritto da Arrigo Boito. In questa prima stesura il libretto era una traduzione in versi molto fedele al dramma shakespeariano, cui Verdi fece apportare, dallo stesso Boito, alcune sostanziali modifiche. Ciononostante il libretto di Otello resta un puro prodotto della fantasia di Boito, soprattutto per quanto riguarda una particolare interpretazione che di esso si può dare.
Otello è infatti una gigantesca partita a scacchi, articolata in diverse manches, in cui i personaggi si identificano ai pezzi sulla scacchiera e l'azione scenica si svolge in base alla logica delle mosse. Quasi sicuramente questa interpretazione di Otello non rientrò mai nelle intenzioni di Verdi, tanto è vero che le conferme di questa visione si trovano nel libretto più che nella musica e non se ne trova alcun accenno nell'epistolario tra Verdi e Boito. In quanto al compositore padovano invece la nostra "congettura può dar forma di prova a un altro indizio": infatti nel 1867 Boito pubblicò un racconto, L'alfiere nero, in cui un bianco e un negro, rivali nella vita, si affrontano in una partita a scacchi che simboleggia il contrasto tra le due razze. Il negro, cosciente dell'importanza della posta in gioco, si immedesima tanto nell'alfiere nero da condividerne la tragica sorte. Questo racconto, che precede di parecchi anni la stesura del libretto di Otello, è una testimonianza dell'importanza che Boito attribuiva agli scacchi, in relazione ad una storia che presenta molte somiglianze con quella del moro di Venezia.